Le donne degli archivi delle Marche del ‘900

Una mostra virtuale che ci fa conoscere le condizioni delle donne nelle nostre terre delle Marche

(video: https://youtu.be/JKscnsIkaEA)

Negli archivi fotografici e documentali delle Marche esistono sicuramente molti riferimenti alla storia delle donne sotto tanti aspetti. La fotografia al femminile è molto lontana dalle Marche; è infatti, nella sperduta India inglese della seconda metà del ‘800 che Julia Margaret Cameron (1815 -1876) iniziò a sperimentare la tecnica fotografica con uno spirito ed interesse nuovo rispetto ai fotografi dei suoi tempi.

Per scattare fotografie occorreva avere una certa agiatezza di mezzi nonché la padronanza della tecnologia che, per la condizione stessa della donna a cavallo tra ‘800 e ‘900, sicuramente non erano elementi che possiamo trovare nelle donne marchigiane.

Se da una parte, non possiamo celebrare le donne marchigiane nell’ambito della tecnica fotografica, non è lo stesso per la rappresentazione, nella quale, appunto, la figura della donna ricorre spesso nelle più disparate condizioni tanto da permettere un’analisi, anche interessante, delle condizioni delle donne nelle Marche a cavallo tra i due secoli finanche al XX secolo.

Dall’analisi degli archivi media delle Marche (www.museoemigrazionemarchigiana.it, www.fototecafermo.it, www.archividellefamiglie.org, www.sanmichelealfiume.it, www.genest.it) emerge un’analisi interessante che nella sua versione sintetica costituisce una vera e propria video-esposizione virtuale (inaugurata 8 marzo 2021 sui canali social degli archivi) fatta di 15 scatti fondamentali (esposizione fisica non appena sarà possibile).

Le donne raccontate dagli archivi marchigiani sono quelle di un’epoca, quella della prima parte del 900, non propriamente benevola nei loro confronti. Finita la Prima Guerra Mondiale, durante la quale si erano fatti in tutti i paesi del mondo alcuni passi in avanti, il fascismo aveva subito eretto, laddove ce ne fosse stato bisogno, un nuovo sistema particolarmente repressivo e pervasivo nel quale ogni aspetto della vita delle donne era commisurato agli interessi dello Stato e della dittatura: dalla definizione della cittadinanza femminile alla determinazione dei livelli salariali e delle forme di partecipazione alla vita sociale; al governo della sessualità e della procreazione.

Le campagne marchigiane dell’epoca non facevano certo eccezione a tal riguardo. Le foto degli Archivi qui esposte ci rimandano, fino agli anni ’60, la medesima versione di uno stesso racconto affrontato da angolature diverse, ossia quello dei diritti mancati, la cui lista non è difficile comporre: il matrimonio visto come unica possibilità di realizzazione ed assolvimento al dovere della procreazione, il lavoro diversamente pagato (nei campi e altrove), le attività di cura di bambini e bambine e della salute, da sempre e ancora appannaggio femminile.

Solo dagli Archivi dell’emigrazione emerge un racconto leggermente diverso. Le donne marchigiane all’estero rivelano un contesto nel quale il lavoro femminile, ovunque prima linea dell’emancipazione, sembra essere più diffuso e probabilmente più consueto che non in Italia. Il cammino delle donne italiane verso l’emancipazione è lungo e lo testimonia bene anche l’Archivio: si snoderà per tutto il 900 con la lotta per i diritti negati e affrontando via via gli ostacoli del pregiudizio e dello stereotipo culturale.  Ci auguriamo perciò un archivio futuro diverso, testimonianza di un racconto fatto di diritti, di accettazione, di inclusione e, naturalmente, di parità.

La video esposizione è commentate da cinque donne, che, in un crescendo di voci e tonalità, ci portano testimonianze diverse sulla condizione delle donne: Isabella Elena Mauro (9 anni), Pierpaola Reato (24 anni), Matilde Giordani (30 anni), Monica Galié (49), Marcella Pennacchietti (82 anni)

Un ringraziamento ai direttori degli archivi: Piero Livi, Massimo Bellucci, Luigi Petruzzellis, Pacifico D’Ercoli, Oronzo Mauro.

Special Thanks a Gianmaria Pennesi per la realizzazione del video.